Il 5 dicembre sarà la giornata internazionale dedicata alla preservazione del suolo, al quale è dedicato un video della serie Nature is speaking, di cui scrivo da mesi su questo blog. In questo caso la voce è di Edward Norton che interpreta il suolo, il sottile strato che ricopre la superficie della Terra

Questo articolo sarà un po’ diverso dagli altri, perché ho deciso di concentrarmi di più sul tema del sentire la natura piuttosto che sul solo tema dell’ecologia, stando un po’ sui toni di quello che ho scritto nel mio articolo sulla biofilia. Ecco, potrei dire che sarà un articolo biofilo.

La terra come pelle del pianeta

La frase che mi è piaciuta di più in questo video è quella in cui il suolo viene descritto come un sottile strato di pelle del nostro pianeta. Il terreno è la pelle della Terra. È un’analogia a cui non avevo mai pensato e trovo sia bellissima, perché ci permette di immedesimarci ancora di più nella natura, che non siamo diversi da tutto ciò che vive in questo Pianeta.

Infatti, diversamente da quello che potremmo pensare, il suolo non è un elemento inanimato o privo di vita, al contrario c’è più vita al di sotto del terreno che al di sopra di esso. Uno dei più grandi studiosi del suolo, Hans Jenny, sosteneva che “il terreno contiene più di un migliaio di specie diverse di animali inferiori, lombrichi, formiche e anche microrganismi di diversa natura”. Molte di più di tutte quelle che vivono in superficie.

Il suolo è vivo

Se imparassimo a conoscere il suolo come un elemento vivente, allo stesso modo con cui, più comunemente, si fa con il mare, forse sarebbe più facile comprendere il suo ruolo e la sua importanza per la nostra vite. Se il terreno non fosse vivo, sicuramente non potrebbe nemmeno dare la vita, e noi non potremmo coltivarlo.

Il suolo non è solo terra marrone, ma è molto di più.

Un po’ di pedologia

Sicuramente non vi ricorderete quella lezione in terza elementare in cui la maestra vi spiegava come è strutturato il terreno. Se come me eravate intenti a pensare alle farfalle, ecco di seguito un breve riassunto di quella lezione. Come dicevo, il terreno non è solo una superficie su cui camminiamo o costruiamo edifici, ma un insieme di elementi che miscelandosi insieme, danno origine ad un immenso ecosistema sotterraneo.

Com’è fatto il suolo

Se dovessimo immaginare di tagliare una fetta di terra, individueremmo facilmente 5 strati. Quello più superficiale è costituito da materiale organico in decomposizione, seguito poi dall’ humus (materiale organico decomposto) mescolato a minerali, successivamente troviamo uno strato principalmente siliceo e minerario a contatto con uno strato argilloso sottostante, che si trova sopra alla roccia madre, dal cui sgretolamento derivano tutti gli strati sovrastanti. Anche la nostra pelle è stratificata. È formata da epidermide e derma, esattamente come il terreno, dove distinguiamo grossolanamente il suolo e il sottosuolo. A sua volta l’epidermide è suddivisa in tanti strati quanti il suolo.

Pensiamo ancora che la nostra pelle e il suolo siano ancora tanto diversi?

Tutti i figli di Madre Natura sono diversi nella forma, ma uguali nella sostanza. Il pianeta ha la sua pelle, noi abbiamo la nostra, gli alberi hanno la loro, e così ogni altro animale ha la propria. E al di sotto di questa pelle c’è un continuo movimento di cellule, molecole, acqua, ossigeno, che altro non è che la vita stessa.

Qualche nozione in più non fa male

Se ci sono ancora dei dubbi circa le divergenze tra uomo e terreno, vi do un’ulteriore informazione che ho trovato in un libro prestatomi da Diana, “Body and Earth”: il 65% del tessuto osseo è costituito dagli stessi minerali che troviamo nelle rocce terriere, principalmente calcio e fosforo. Il restante 35% è composto da materiale organico, che viene nutrito dalle stesse molecole che si originano nel suolo. Credo non ci sia molto da stupirci no? Alla fine, noi ci nutriamo di prodotti che provengono direttamente dal terreno. Poi alla fine delle nostre vite, nel terreno vi ritorniamo, in un modo o nell’altro.

Cambio di attitudine

Ora prendiamo queste nuove informazioni per guardare diversamente al terreno. Smettiamola di sottovalutarlo e considerarlo solo un pavimento da calpestare. Facciamo in modo che non siano più solo gli agricoltori a prendersene cura, ma impariamo a farlo anche noi, rapportandoci con esso in modo diverso. Prima di tutto iniziando a non sporcarlo più, perché vista la stretta connessione con noi, ne pagheremo le conseguenze.

Iniziamo a rispettarlo, perché se per noi ci vogliono solo 9 mesi per avere una pelle, la Terra ci ha impiegato ere intere per crearsene una. Rispettiamone i tempi, riducendo l’agricoltura intensiva e favorendo le rotazioni agrarie. Non dovrebbe essere difficile farlo se diventassimo coscienti del legame che abbiamo con la terra.

Sentirci parte di un tutto, della natura stessa.

Questa attitudine nei confronti della natura, non avrebbe degli effetti positivi solo a livello ecologico, perché renderebbe più facile proteggere la natura se ci sentissimo connessi ad essa, ma anche a livello personale, perché diventeremmo coscienti del nostro ruolo nel mondo.

Ospiti passivi o abitanti attivi?

Forse ci siamo dimenticati che non siamo dei semplici ospiti sulla Terra, non possiamo essere passivi. Eppure, è così che la maggior parte dei suoi abitanti si comporta. Io credo che possiamo essere i difensori, o meglio, i protettori del nostro pianeta. Un po’ come gli Avengers, ma con una missione più eco-friendly, piuttosto che solo human-friendly.

Infine, concludo parafrasando una famosa frase di Shakespeare “siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”, in una più concreta e realistica:

Siamo fatti della stessa sostanza di cui è fatta la terra.

SILVIA ARBA

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