Io sono un’amante dei lungometraggi Disney, li ho visti tutti, anche quello che è uscito nel 2016, Oceania. Questo classico Disney parla di una giovane ragazza, Vaiana, che vive su un’isola polinesiana. Lei ha sempre avuto un legame speciale con il mare, e da sempre il suo spirito avventuriero ha fatto crescere in lei la voglia di attraversare la barriera corallina, il Reef, il punto in cui mare e cielo si incontrano, cosa che suo padre le ha assolutamente vietato di fare.

Ho deciso di iniziare questo nuovo articolo parlando di un cartone animato, per introdurvi al tema del nuovo video di Nature is Speaking : la barriera corallina, a cui dà la sua voce il bel vampiro della serie “The Vampire Diaries”, Ian Somerhalder.

The great barrier reef

La barriera corallina australiana, con i suoi 2200 km di estensione, è considerata l’organismo vivente più grande della Terra, tanto da essere visibile anche nello spazio e meritarsi l’appellativo di “Grande Barriera Corallina”. Ma il Reef australiano non è la sola formazione corallina del mondo, ma ne esistono tante altre e di diversi tipi. Infatti, i coralli possono formare delle barriere, come quella in Australia, degli atolli, come in Polinesia, e delle scogliere, come quelle tipiche del Mar Rosso.

Cosa sono i coralli?

Diversamente da quanto possiamo immaginare, i coralli non sono delle piante marine, ma sono bensì degli animali. Appartenenti alla classe degli Anthozoa, nel phylum dei Celenterati, lo stesso delle meduse per intenderci. I coralli sono delle formazioni calcaree create dalla secrezione di carbonato di calcio da parte di piccoli animaletti acquatici, i polipi (ATTENZIONE: polipi non polpi) che danno forma a quelle strutture dure, semi-rocciose, che noi conosciamo come coralli.

Una grande biodiversità

Ma il reef non è abitato solo dai coralli, ma anche da moltissime altre specie animali e vegetali che lo rendono un ambiente unico, tra i più biodiversi al mondo, e di conseguenza è prezioso per la salute dei mari e dei suoi abitanti. Nel video, la barriera si autodefinisce la “nursery” del mare, che tradotto significa “l’infermeria” dei mari. Quel luogo in cui i pesci, piccoli e grandi, vanno per riposarsi, sfamarsi e nascondersi dai predatori, come fanno i pesci pagliaccio rifugiandosi tra i tentacoli urticanti degli anemoni, tra l’altro imparentati con i coralli.

Un ruolo insostituibile

Tuttavia, oltre a proteggere la fauna marina, sono fondamentali per il mantenimento dell’equilibrio nell’ecosistema marino. Le barriere coralline aiutano a migliorare la qualità dell’acqua, grazie alla loro capacità filtrante. Sono importanti per la stabilità dei fondali marini, favorendo la crescita di alghe e altre piante marine che collaborano insieme, formando una barriera contro gli tsunami e le tempeste oceaniche.

Ci sono tantissime informazioni su internet circa le barriere coralline, ma i video sono sicuramente il modo più efficace e immediato. Per questo vi linko questo video di infografiche animate passatomi da Diana, realizzato da Vox, un sito di notizie in cui i giornalisti si impegnano in spiegazioni approfondite e semplici di ciò di cui stanno parlando.
Il video in questione è intitolato “How dead is the Great Barrier Reef?”, io l’ho guardato ed è davvero molto esaustivo.
È in inglese, ma sono presenti i sottotitoli cliccando sulla prima icona a sinistra di youtube.

Dove sono?

Le barriere coralline non si trovano in tutti i mari del mondo, questo perché le condizioni di temperatura ed esposizione solare sono diverse. Infatti, i Reefs sopravvivono in acque abbastanza calde, con una temperatura media di 25°, generalmente a est delle formazioni terrestri, dove le temperature sono più alte rispetto che ad ovest, ad una profondità massima di 45 metri. In questa situazione possono svolgere al meglio un altro compito fondamentale: assorbire la CO2.

Non solo gli alberi, ma anche il mare, o meglio i suoi abitanti, sono importanti per l’assorbimento dell’anidride carbonica. Gli oceani sono campioni nell’assorbire tutta quella che produciamo.

Insomma, le barriere coralline sono un po’ i supereroi del mare.

E l’uomo e le sue attività sconsiderate, potrebbero essere il nemico in grado di sconfiggere questi supereroi.

Il pericolo è di non vederle mai più

È una notizia di qualche anno fa quella riguardante la morte di una parte della grande barriera corallina. Le cause sono tante, ma andiamo con ordine. Sappiamo che la vegetazione marina è in grado di assorbire la CO2, ma se questa diventa troppa si assiste ad un’acidificazione delle acque, che, sommata all’aumento delle temperature dovuto al riscaldamento globale, porta allo sbiancamento dei coralli.

I colori accesi dei coralli sono dovuti alla presenza di piccole alghe, le Zooxanthellae, che forniscono energia ai coralli stessi grazie alla fotosintesi. Ma le temperature e l’acidità uccidono queste alghe, lasciano i coralli nudi, con solo il loro scheletro di carbonato di calcio.

La morte del reef

Ciò che sta facendo l’attività umana, è proprio causare la rottura di questa cooperazione tra polipi e alghe, che è fondamentale per la sopravvivenza della barriera corallina stessa.

Tuttavia, lo sbiancamento non implica necessariamente la morte dei coralli, che dipende da quanto tempo dura l’esposizione alle condizioni poco favorevoli alla loro crescita e sopravvivenza. Infatti, le Zooxanthellae possono ritornare nei coralli in poche settimane, se la temperatura dell’acqua diminuisce rapidamente. Se ciò non accade, il corallo muore di fame o di qualche malattia. Il colore del corallo morto, è marrone, spento, l’opposto dei colori accessi e luminosi dei coralli vivi.

Nel 2016 è stato stimato che la maggior parte di coralli morti (26%) si trovasse nell’area nord della grande barriera corallina, dove comunque l’86% era gravemente in una fase di sbiancamento totale.

Può non essere definitiva

La natura però ha donato a questa specie poderosa, la capacità di rigenerarsi. Infatti, in un’area morta, se ci sono abbastanza pesci e altri animali “piluccatori” che mangiano i resti del corallo morto, le larve dei polipi possono ricolonizzare l’area e dar vita ad un nuovo Reef. È già successo. Infatti, dopo lo sbiancamento del 1998, parte della grande barriera corallina è riuscita a rigenerarsi.

Purtroppo, si tratta di una specie che cresce lentamente, circa 2 cm all’anno, perciò il processo di rigenerazione dei coralli morti nel 2017 potrebbe avvenire in circa 10 anni. Questo implica che in 10 anni non si devono verificare altri eventi di sbiancamento, e quindi di innalzamento delle

temperature dell’acqua. Evento che dipende esclusivamente da noi.

Il nostro ruolo è importante

Quanto più velocemente gli uomini impareranno a ridurre le emissioni di gas serra, tanto più aumenteranno le probabilità di sopravvivenza della barriera corallina.

Trattandosi di esseri naturali e quindi soggetti all’evoluzione, i coralli e le loro alghe potrebbero anche adattarsi alle nuove condizioni climatiche, ma potrebbero non essere più le stesse. Solo le specie più forti sopravvivrebbero e molte altre morirebbero, e non avremmo più la possibilità di vederle.

Una battaglia da vincere

Vorrei riprendere quanto detto dalla portavoce di Vox nel video sopracitato: ci siamo schierati contro le barriere coralline, ma la battaglia non è ancora finita, e possiamo ancora cambiare fazione. Possiamo decidere di combatter per il reef e i suoi abitanti, facendo qualcosa ogni giorno nel nostro piccolo per ridurre al minimo l’emissione di gas. Dobbiamo combattere contro chi ancora si rifiuta di credere ai cambiamenti climatici, perché ci sono, e si fanno sentire, ogni anno più forti.

Dobbiamo ricordarci ogni giorno, che noi abbiamo bisogno della natura, e perciò dobbiamo proteggerla. Lei non lo farà con noi, perché dell’uomo non ha bisogno.

Chi avrebbe bisogno di un inquilino maleducato?

Uno dei miei sogni di bambina, da quando ho visto Nemo, è sempre stato quello di visitare la barriera corallina e tutti i suoi abitanti. Ho intenzione di depennare questo desiderio dalla mia lista, per questo mi impegno in questa battaglia quotidianamente.

Anche voi avete il mio stesso sogno? Cosa credete sia meglio per preservare i nostri mari?

Fatemelo sapere con un commento qui sotto! Al prossimo video!

SILVIA ARBA

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