Una delle voci non ancora spuntate nella mia “to do list” è un viaggio negli Stati Uniti. Non solo per le città, che diciamolo sono uniche al mondo, ma anche per i paesaggi naturali che sembrano infiniti, in cui hanno girato il mio film preferito Forrest Gump.
Questa piccola digressione cinefila per introdurvi al tema del nuovo video di Nature is Speaking di cui vi parlerò oggi: la sequoia. Il video si sviluppa come un dialogo tra la sequoia madre, interpretata da Robert Redford, e la figlia, interpretata proprio dalla nipotina dell’attore hollywoodiano, Lena Redford, che attraverso una serie di domande ci fa capire il ruolo fondamentale che questi maestosi alberi hanno sul nostro pianeta.

Dove vivono le sequoie

C’è un solo luogo al mondo ormai in cui le sequoie crescono spontaneamente, e si trova proprio negli USA, tra la California e l’Oregon, dove non a caso sorge il Sequoia National Park, un parco naturalistico di 1,635.19 km2 dove si possono ammirare moltissimi esemplari di una delle specie di piante più longeve al mondo. Qui vivono solo le sequoie appartenenti alla specie della Sequoia sempervirens, l’ultima specie vivente del genere Sequoia.

Portatrici di un’antica saggezza

Le sequoie infatti, non sono dei semplici alberi, anche se non credo che l’aggettivo semplice sia adatto a qualsiasi specie di essere vegetale. Sono degli alberi dalla storia millenaria: il primo reperto fossile di una sequoia risale infatti a 60 milioni di anni fa. All’epoca esistevano ancora i dinosauri. Magari unSono qui da molto tempo prima di noi e di altri animali terrestri. Sono l’archetipo dell’albero, inteso come essere vivente longevo e saggio.  Pensate che la sequoia più vecchia, nonché la più grande al mondo, è conosciuta con il nome di Generale Sherman e ha più di 2700 anni, più o meno. 

Come appaiono all’occhio umano

Essendo alberi, l’uomo ha sempre guardato a loro come qualcosa da sfruttare per i propri scopi. Visti come legna da ardere o da usare per l’edilizia, nel XIX secolo l’abbattimento di sequoie subì una notevole impennata, complici anche le nuove tecnologie, che resero non più così difficile tagliare un albero con un tronco largo anche 10 metri.

Questo ha portato al disboscamento di numerose foreste spontanee di sequoie, che oggi sono per lo più foreste miste. La scomparsa delle sequoie non ha portato alla generazione spontanea di altre sequoie, ma bensì ha dato spazio ad altre specie concorrenti per poter crescere, contrariamente a quanto ipotizzavano i committenti di quelle operazioni.

Caratteristiche uniche

Una delle peculiarità delle sequoie e che per essere alberi così grandi, crescono velocemente, circa 30/60 cm all’anno. È impressionante no? Che madre natura abbia creato tanta diversità al mondo, che ogni essere vivente sulla Terra sia unico. E quindi speciale, raro, e da preservare.

Il tasso di crescita delle sequoie dipende prevalentemente dalla composizione del suolo e dal clima dell’ambiente in cui vive. In natura crescono in un ambiente umido, lontano dalle coste, con piogge frequenti. Sono alberi che dipendono strettamente anche dalla collaborazione con le altre specie animali, e vegetali, con coi convivono. Le foreste di sequoie sono quindi degli ecosistemi, dentro all’ecosistema.

Sono in pericolo.

La sequoia è considerata come una specie minacciata, a rischio estinzione. Nonostante oggi si assista sempre meno all’abbattimento di alberi secolari come le sequoie, grazie anche alle campagne di sensibilizzazione per far conoscere l’importanza di questi alberi nel bioma terrestre, neanche loro sono insensibili alle conseguenze dell’inquinamento umano.

Oggi rimane sulla Terra solo il 5% delle sequoie esistenti in passato. L’uomo da solo, ne ha eliminato il 95%. E pensare che noi siamo sulla Terra da 3 milioni di anni, e in meno di 100 abbiamo contribuito a generare catastrofi che nessun’altra specie vivente potrebbe mai creare.

Questa misera percentuale, è in pericolo a causa del cambiamento climatico, di cui ancora una volta l’uomo è responsabile. L’imprevedibilità del clima, che porta siccità quando dovrebbe esservi umidità, o provoca temporali violentissimi anche per le sequoie, ha portato questi alberi allo sfinimento negli ultimi anni.

Effetti del cambiamento climatico

Nel 2016 la California fu colpita dalla siccità più grave mai registrata prima d’ora. Questo ha determinato la disidratazione delle sequoie, con seguente perdita di fogliame e indebolimento del tronco, rendendole più suscettibili agli incendi.

Un tronco di una sequoia sana in realtà, è pressoché ignifugo, non prende fuoco grazie alla presenza di una resina che lo protegge. Ma un tronco debole perde i suoi superpoteri. Rischiando di morire.

Ritorno all’umanità

Tuttavia, l’uomo sbaglia, ma sa anche rimediare ai propri errori. È il bello dell’animo umano. L’ho pensato mentre navigavo in Internet alla ricerca di informazioni sulle sequoie, incappando in un video di un signore, David Milarch, che sta dedicando la sua vita alla salvaguardia delle sequoie.

Milarch è un botanico statunitense, che dopo aver quasi perso la vita a causa di un’insufficienza renale, ha deciso di intraprendere una missione che tutt’ora lo sta tenendo impegnato: salvare le sequoie giganti. Come? Grazie alla genetica.

Il progetto promosso da Milarch prende il nome di “Moving the giants”, in italiano “spostare i giganti”, e si pone come obiettivo quello di clonare le sequoie giganti e spostarle più a nord, dove in un futuro diverso dal presente, potranno crescere spontaneamente come fanno oggi in California.

La storia di Luna 

Luna è una sequoia alta 55 metri, di circa 1500 anni, che nel 1999 è stata salvata dall’abbattimento grazie all’azione coraggiosa di una giovane donna di 23 anni, Julia “Butterfly” Hill. Julia si era recentemente convertita all’ideale ambientalista, quando nel 1997 partecipò ad una raccolta fondi nella contea di Humboldt in California, avente lo scopo di salvare le sequoie che vivevano in quella regione dall’abbattimento da parte di un’azienda di legname.

Lei racconta che i partecipanti a quell’evento stavano cercando qualcuno che rimanesse su una sequoia per qualche giorno, e la scelta è ricaduta proprio su Julia. Ma lei, su quell’albero ribattezzato affettuosamente Luna, ci rimase per ben 738 giorni. Ha vissuto su un albero per 2 anni interi, in tutte le stagioni, per salvare Luna e tutti i suoi simili, alberi millenari per i quali l’uomo ha poca cura. Ma la storia di Julia e Luna può farci riflettere sul legame che si può creare tra una persona e un essere vivente erroneamente considerato inerte, mandandoci questo messaggio:

By standing together in unity, solidarity and love
we will heal the wounds in the earth and in each other.
We can make a positive difference through our actions

Rimanendo uniti nella solidarietà e nell’amore
Cureremo le ferite nella terra e in ognuno di noi
Possiamo fare una differenza positiva attraverso le nostre azioni
Perché è necessario farlo

Secondo molti climatologi infatti, l’ambiente umido e piovoso in cui vivono oggi le sequoie, non sarà più lo stesso, a causa dei cambiamenti climatici già in atto, che altereranno l’ecosistema delle sequoie. Secondo Milarch non possiamo permetterci di non avere più sequoie sulla Terra.

Credo che chi lo contesti sia solo un po’ ignorante, nel senso che ignora i fatti. Le sequoie sono tra gli alberi più grandi del mondo, e si sa che la funzione principale degli alberi è prelevare CO2 dall’esterno, per riversare O2 nell’aria. Una sola sequoia può sequestrare una tonnellata di diossido di carbonio. Sono i polmoni terrestri.

La Terra senza sequoie sarebbe come un corpo senza un polmone. La vita senza un polmone è abbastanza complicata.  Soprattutto quando quel polmone serve a far respirare 7 miliardi di persone.

Aspettiamo i risultati

Così facendo, Milarch ha iniziato la sua missione vent’anni fa, e oggi il suo team di scienziati è riuscito a clonare i genomi delle piante più antiche al mondo. È normale avere dei dubbi al riguardo, alla fine clonare non è un verbo molto amato nell’immaginario comune. Però è una tecnica così potente, che se usata eticamente, può salvare specie a rischio d’estinzione dalla stupidità umana.

Ci vorranno anni per verificare se l’esperimento di Milarch avrà successo, nel frattempo possiamo fare qualcosa anche noi, iniziando dal cambiamento della prospettiva. Gli alberi sono degli esseri viventi, come noi, ma a differenza nostra, loro possono vivere senza di noi, ma noi non potremmo mai farcela senza di loro

Quando capiremo veramente il senso di queste parole, forse riusciremo a restaurare un rapporto di reciproca stima con la Natura. Speriamo solo di non arrivarci troppo tardi

SILVIA ARBA

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