Per questo nuovo articolo abbiamo una nuova autrice: Silvia Mirandola, ideatrice di SouLike Coaching, su cui puoi avere più informazioni nel suo sito web.

Silvia ci guida a scoprire il labirinto e la sua simbologia, e ad usare il suo potere per aiutarci a superare un momento di difficoltà, trovando il percorso, il filo di Arianna con cui riattivare la tua capacità di stare bene. Integrando studi sull’immaginario e coaching, farai un viaggio nelle tue risorse interiori da cui uscire rafforzato e centrato. Buona lettura!

Il Labirinto

Quasi  cinquemila anni fa, partendo dall’area mediterranea, un semplice disegno geometrico al quale venne dato il nome “labirinto” [dal lat. labyrinthus, gr. λαβύρινϑος, voce di origine preellenica] iniziò a diffondersi in tutto il mondo, permettendo a ciascun contesto culturale in cui si trovava di mutarne forma, dimensione, significato e funzione. Grazie a questa sua duttilità il labirinto è diventato un simbolo universale, o meglio, un complesso simbolico fin dai lontani tempi della sua comparsa.

I primi ritrovamenti simbolici in Europa e in Nord Africa risalgono al 2000 a.c sotto forma di iscrizioni e disegni rupestri e in seguito come decoro su vasellame e sculture in legno. In epoca romana, il labirinto veniva rappresentato sui mosaici e pavimenti all’interno delle case, lavatoi e monumenti funerari.

 Anticamente per lo più unicursale (modello classico e romano), ossia costituito da un unico involuto percorso che conduceva inesorabilmente al suo centro, il labirinto è poi diventato sinonimo di tracciato multiviario o multicursale (modello contemporaneo).

Il disegno geometrico, più o meno complesso, è costituito da varie linee e corsie disposte in una spirale oppure un quadrato che traccia un percorso verso il centro. L’ingresso spesso coincide con l’uscita, segnalando così, fin dall’inizio, la sua costituzionale ambivalenza simbolica ovvero la vicinanza, sovrapposizione o addirittura coincidenza fra significati opposti. L’impressione creata è quella di un groviglio inestricabile di meandri, nei quali è facile smarrirsi, motivo per cui usiamo spesso la metafora del labirinto per indicare situazioni e problemi complicati, anche se, come vedremo,  il disordine  è quasi sempre solo apparente.

Occorre coraggio e intelligenza nel percorrere quella via sinuosa dall’inizio fino alla fine. Già il mito del Minotauro ci racconta che Teseo riuscì a tornare in dietro, dopo aver abbattuto il mostro, solo grazie al filo di Arianna. A ben guardare, però, non c’era bisogno di quell’astuzia, visto che il labirinto cretese consiste di un solo percorso che conduce obbligatoriamente al centro e da lì di nuovo fuori.

ll filo non era dunque un mezzo di conduzione, bensì un mezzo di condotta: indica metodo, attenzione  e  continuità. Il labirinto stesso ricorda un filo disposto come un gomitolo, come a dire che nulla è semplice e lineare.

E’ il filo mentale che ininterrottamente tiene insieme, che crea legami e traccia i confini del nostro spazio esistenziale

Arianna esprime  la nostra volontà razionale: solo adottando e rimanendo fedele a un metodo si può arrivare al centro, vincere la lotta con  il mostro, il demonio, l’incubo, il terrore che lo abita e tornare indietro salvi, ma trasformati e  iniziati ad una vita diversa.

Il labirinto e il coaching

Dopo questi brevi accenni storici e simbolici vorrei indirizzare l’attenzione sul possibile utilizzo della metafora del labirinto come strumento utile in un percorso di coaching. Come potrebbe aiutarti questa metafora in maniera costruttiva nel perseguimento del tuo benessere e realizzazione?

L’avversario che esiste nella nostra mente è molto più forte

di quello che esiste nella realtà, al di là della rete.

Ma quali sono le interferenze? Siamo soliti attribuirle a fattori esterni, il lavoro, la società, i luoghi, il caso, le persone intorno a noi, le nostre relazioni talvolta complicate. Invece le vere interferenze sono principalmente i nostri pensieri, siamo in definitiva noi stessi.

Il vero avversario – ci insegna Timothy Gallway – non è colui che è dall’altra parte della rete nel campo da tennis, ma è nella nostra testa, siamo noi stessi. Anzi, l’avversario dall’altra parte della rete spesso è il nostro miglior alleato, in quanto è colui che ci costringe a far fondo alle nostre migliori risorse. Senza di lui non progrediremmo.

Le interferenze esterne sono quindi tutte le interferenze che derivano dall’ambiente circostante, quelle interne nascono e si sviluppano al nostro interno.

Come suggerito dai concetti espressi da Gallway, sulle interferenze esterne non abbiamo controllo. Sulle interferenze interne abbiamo invece il pieno controllo e questo è il punto cruciale che fa la differenza tra vincere o perdere, portare a casa l’obiettivo, o realizzare il nostro futuro desiderato.

Qual è dunque il nesso tra Labirinto e Coaching?

Il labirinto, può essere la rappresentazione simbolica del percorso, del viaggio che una persona dovrebbe percorrere per arrivare da un punto A (il presente percepito) ad un punto B (il futuro desiderato, l’obiettivo, l’eudaimonia).

Tale percorso non è infatti lineare ma è un dedalo di vie, un labirinto, all’interno del quale si troveranno diversi ostacoli (le interferenze) che ci rallenteranno o, nella peggiore delle ipotesi, ci impediranno di avanzare verso la nostra meta. Il labirinto anche come metafora dell’inner game del gioco interiore, in quanto mentre percorriamo il nostro percorso superando ostacoli nel mondo esteriore per raggiungere obiettivi estrinsechi, dobbiamo anche affrontare ostacoli “interni”, come la paura, l’insicurezza, la frustrazione, il dolore e le distrazioni, che ci impediscono di esprimere la totalità delle nostre capacità e di procrastinare così la nostra volontà a raggiungere uno stato di appagamento e benessere.

Una convinzione fondamentale dell’approccio dell’Inner Game (ideato appunto da Gallwey, da molti considerato il “nonno” del coaching) è che ogni persona ha la saggezza interiore per evitare le frustrazioni e le paure che la trascinano in un circolo negativo vizioso.

Allenarsi giorno dopo giorno in questa pratica di disattivazione dei pensieri mentali tossici e depotenzianti, permetterà di alimentare la nostra agentività (agency) ossia la facoltà di far accadere le cose, di intervenire sulla realtà, di esercitare un potere causale. In altre parole di avanzare verso il centro del labirinto.

“RARAMENTE CI SI TROVA IN UNO SPAZIO IN CUI FERMARSI E… SEMPLICEMENTE ESSERE. O DOMANDARTI CHI, DOPO TUTTO, TU SIA.”

Il Labirinto in pratica

Ti propongo quindi una pratica, chiamata “ATTRAVERSO IL LABIRINTO ”, che ho personalmente ideato e che ti aiuterà a prendere consapevolezza del tuo percorso (dove ti trovi ora – ENTRATA DEL LABIRINTO; futuro desiderato – CENTRO DEL LABIRINTO) e delle interferenze interne ed esterne (ostacoli) che “depotenziano il tuo potenziale” deviandoti dal raggiungimento del tuo risultato.

Eseguendo questo esercizio potrai analizzare in modo responsabile il tuo percorso osservandolo dall’alto, come se guardassi il panorama da un promontorio,e costruire così un piano d’azione autodeterminato che sarà la bussola per raggiungere il centro del labirinto: il tuo futuro desiderato.

Buona esperienza!

Silvia Mirandola