In un articolo precedente ho parlato di una distesa infinita di acqua, di cui il nostro pianeta è ricoperto, ossia l’oceano.
Oggi invece, vi parlerò di una distesa infinita di aria, il cielo. A dargli voce è la bella attrice sino-americana Joan Chen, che, con il suo monologo, ci aiuterà a capire perché noi abbiamo bisogno del cielo, ma lui non ha bisogno di noi. 

Rilassarsi guardando in alto

Uno dei motivi per cui sono grata di vivere fuori città è proprio quello di potermi svegliare e guardare fuori dalla finestra senza che il mio sguardo venga bloccato da palazzoni di cemento. In questo modo, mi basta stare sdraiata sul letto, che è rivolto proprio verso la finestra, per fare un po’ di cloudspotting

Come avrete sicuramente capito, il cloudspotting consiste nello stare sdraiati a pancia in su (possibilmente in uno spazio aperto, non sul letto come faccio io) ad osservare le nuvole, e perché no, lasciare spazio all’immaginazione, pensando a cosa ci ricordano le forme che cirri e cumulonembi possono assumere. È considerata una delle attività più rilassanti, da fare assolutamente quando si è stressati. Quindi, al giorno d’oggi, dovremmo farlo praticamente tutti i giorni!  Ho scoperto che esiste anche un libro “Cloudspotting. Una guida per i contemplatori di nuvole“, io l’ho già ordinato!

Avere le nuvole nella testa

Da sempre vengo additata come una ragazza che ha sempre la testa tra le nuvole, beh forse è ora che questa frase diventi un complimento piuttosto che un’accusa no? Ritengo che prendersi un po’ di tempo per sé stessi, stando all’aria aperta a guardare il cielo, sia un diritto che chiunque deve far valere. Inoltre, può aiutarci anche a ritrovare la connessione con la natura, e non solo con noi stessi.

Cielo:mare=nuvole:onde

Le nuvole non sono altro che le onde del cielo, sono quell’elemento che rende il cielo un ambiente unico, tanto quanto l’oceano. Tutti sanno che le nuvole sono formate da gocce d’acqua e cristalli di ghiaccio, ma pochi sanno (tra cui anche la sottoscritta) che la loro funzione è quella di tenere il cielo pulito, raccogliendo il materiale sospeso nell’aria per riportarlo a terra con le precipitazioni.

Infatti, l’aria, e conseguentemente il cielo, non è di certo immune all’inquinamento umano. Al contrario, è stato probabilmente la prima vittima della rivoluzione industriale. L’aria che respiriamo è composta per lo più da azoto (78%), ossigeno (21%) e da gas di varia natura (1%). Tra questi c’è l’anidride carbonica che, miliardi di anni fa, quando ancora la vita non esisteva sulla Terra, era molto abbondante, mentre oggi la troviamo allo 0,03%. Questa bassissima percentuale la dobbiamo ovviamente alle piante, che grazie alla fotosintesi traggono energia dal diossido di carbonio, producendo ossigeno, per noi vitale. 

Nel XIX secolo, l’uomo ha incominciato a scavare in profondità, scoprendo il carbone, che da componente del sottosuolo, è diventato anche parte dell’aria, come combustibile fossile. La combustione del carbone, porta alla formazione di anidride carbonica, che in eccessive quantità trattiene troppo calore, con il risultato di aumentare l’effetto serra, e quindi le temperature. Con effetti dannosi sugli ecosistemi.

Ma cosa è il cielo?

Siamo abituati a pensare al cielo come ad uno strato di aria che ci separa dallo spazio. Teoricamente noi viviamo sotto il cielo. Io la penso come la scrittrice americana Andrea Olsen, autrice di numerosi libri sull’anatomia esperienziale, ossia che è più corretto dire che viviamo dentro il cielo. Il cielo è fatto di aria, e l’aria non è altro che un miscuglio di gas, con una densità poco superiore a quella dell’acqua e una pressione tale da permetterci di camminare senza sentirci schiacciati al suolo. E noi ci siamo dentro. In ogni momento della nostra vita, noi siamo immersi nell’aria, solo che non la sentiamo fisicamente. Ma possiamo percepirla, sviluppando empatia verso la natura.

Eppure, è grazie all’aria che noi possiamo parlare, cantare ed ascoltare. L’aria infatti è un mezzo di comunicazione, di connessione. È ciò che connette il nostro corpo, sia internamente che esternamente, a tutto il mondo naturale. L’aria trasporta gli odori e i profumi delle foreste, il rumore delle onde del mare che si infrangono sul bagnasciuga, grazie a lei possiamo ammirare l’alba e il tramonto.

Ancora convinti che il cielo sia solo uno storto di nubi e gas?

Oltre alle sue funzioni fisiche, quale protettore dai raggi UV, fornitore di ossigeno, garante della vita, diventa anche il ponte di connessione tra uomo e natura. Molto più di qualsiasi altro ambiente terrestre, il cielo, l’aria, ci accolgono direttamente nella natura stessa.

Perciò vi invito a fare come me in questo momento: sdraiatevi supini, sentitevi immersi nell’aria. Respiratela, individuate gli odori e i rumori che trasporta, fatevi cullare dal vento. La cosa bella, è che il fondo dell’oceano di aria in cui vi trovate, è sopra di voi, ed è infinito. Fatemi sapere se vi è scattato qualcosa dentro ! ?

SILVIA ARBA

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