Oggi sono andata a correre, e come mio solito ho poi dedicato più di mezz’ora alla mia pratica arborea. Che ogni volta mi sorprende con nuove esperienze, nuove riflessioni, nuove comprensioni.
Oggi la mia attenzione è stata attratta dalla ricerca del “giusto modo” di stare nel mio movimento e con l’albero, nel modo in cui il mio tronco si articolava con il tronco dell’albero, e i miei rami-braccia con i suoi rami, e le mie radici-piedi con la terra.
“Giusto modo” in che senso?
La mia sensazione è che mi sto muovendo e articolando in modo giusto nei confronti del mondo, quando sono in risonanza con il mondo, con quella sensazione che il mio movimento sia talmente “CON” (con-vibrante con-sonante, armonizzato…), da essere quasi invisibile, leggero, indipendente ma in relazione.
Non è un “giusto” assoluto, è un “giusto” relativo, relativo al contesto.
E’ la qualità di quel movimento che è benessere, che è massaggio, che è sensazione, e che nasce nel passaggio dal muoversi in natura, al muoversi CON la natura, al muoversi ESSENDO natura, parte di.
Accade quando smetto di sbattere contro il mondo e le sue cose, e mi guardo da fuori, e mi accorgo che io non sono in assoluto, ma sono sempre in relazione a. E lì, nell’accorgermi che non c’è solo la mia bolla, nasce la relazione con.
E’ questo il momento in cui la mia presenza si fa trasparente, invisibile. Perchè rarefatta è la mia pelle, con le maglie allargate ad accogliere dentro il fuori, così larghe da aver perso i confini, aprendoci alla risonanza completa dentrofuori.
In questo stato dell’essere, il mio movimento suscita un benessere profondo, direi quasi “cellulare”, perchè la sensazione è proprio che le mie cellule dicano “uh che bello…. che pace…. pace con le cose… pace con il tempo…. muoversi con anzichè contro…. aaaaah……”.
Risonanza
La risonanza che viene prima, è durante, e svanisce subito, appena il pensiero logico riconquista il territorio.
La danza, mia calligrafia invisibile che disegna esperienze e ascolti, li trasferisce fra corpi, ventri, dentri e fuori. (sì, volevo proprio scrivere dentri!)
Il mio essere arboreo risuona con l’essere arboreo che accoglie il mio andare, rendendomi ampia e lenta.
Lenta come la linfa, che d’inverno riposa, mentre sogna il prodigioso risveglio che la attende a primavera.
E tu? Quando ti senti più vivo e risonante? Scrivilo qui sotto, condividiamo le nostre esperienze!